TEORIA DELLA DISSOCIAZIONE, O. v d Hart, Ellert R.S. Nijenhuis, K. Steel
La Teoria della Dissociazione Strutturale è stata delineata da Onno van der Hart, Ellert R.S. Nijenhuis e Kathy Steele a partire dagli anni Novanta.
Secondo questa teoria, la personalità della persona che sopravvive ad un trauma si scinde in due parti
La prima (ANP – Apparently Normal Personality) “PERSONALITÀ APPARENTEMENTE NORMALE” ed è la parte che gestisce le attività quotidiane, come il lavoro, le relazioni, le attività ludiche (quando presenti). I sopravvissuti, quando sono nella parte apparentemente normale, sono guidati da sistemi d’azione finalizzati alla vita quotidiana (p.e., esplorazione, accudimento, attaccamento) e cercano di evitare le memorie traumatiche (van der Hart et al., 2011).
La seconda (EP – Emotional Personality) “PERSONALITÀ EMOTIVA” ed è quella che è rimasta “bloccata” all’età in cui la persona ha subìto il trauma. Rappresenta la parte emotiva della personalità che cerca di proteggere e difendere la persona dalle minacce e dai pericoli.
Attraverso la dissociazione, quando il sopravvissuto al trauma non riesce ad ad integrare l’esperienza traumatica (cioè ad assimilarla nella visione di sé e del mondo), si “stacca” la parte emotiva di sé dalla parte apparentemente normale in modo da poter preservare la propria salute mentale e gestire le azioni quotidiane; apparentemente, quindi, la persona sembra condurre una vita “normale”.
Quando invece il sopravvissuto si “trova” nella parte emotiva, focalizza l’attenzione sulle fonti di minaccia rimanendo bloccato in azioni difensive che erano state attivate al tempo della traumatizzazione. Più grave e ripetuto è il trauma, più saranno le parti EP dissociate/frammentate di sé (van der Hart et al., 2010). Anche ANP si può dividere, quando gli stimoli (triggers) della vita quotidiana riattivano le memorie traumatiche.
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