Stress e vita
a cura di Francesco Bottaccioli
La scienza dello stress e la scienza della salute alla luce della Psiconeuroendocrinoimmunologia
Il volume nasce dal proposito di correggere l’immagine negativa spesso associata allo Stress, che di per sé non è negativo, anzi è l’essenza della vita. Per questo raccoglie saggi e contributi che spaziano dallo stress cellulare fino allo stress da lavoro, da terremoto, da malattia, nonché qualificate esperienze di gestione dello stress realizzate con il metodo scientifico e studi sul buon stress, detto anche eustress, e sull’eustasi, buon equilibrio.
Gli Autori provengono da tradizioni scientifiche e professionali molto diverse tra loro: medici e ricercatori di varia specializzazione, psicologi di vario orientamento, sociologi, filosofi, studiosi della complessità.
Eppure il lettore potrà facilmente rintracciare il filo rosso che unisce i contributi, che è rappresentato dall’intenzione di rivedere la scienza dello stress, unificando le due grandi tradizioni di ricerca: quella neurobiologica – che parte da Hans Selye negli anni ’30 del secolo scorso e giunge fino oggi con gli studi di scienziati come Hugo Besedovsky, George Chrousos, RainerStraub, Claudio Franceschi (tutti in questo volume) – e quella psicologica, che parte da Richard Lazarus e che è qui rappresentata da numerosi qualificati studiosi italiani e stranieri.
All’interno del libro il capitolo 34 scritto dalla Dott.ssa Elisa Faretta dal titolo “EMDR e Psiconcologia – Un ponte tra mente e corpo” e del Dott. Marco Pagani dal titolo e “Cervello correlati funzionali e strutturali”
L’autrice E. Faretta illustra come l’approccio EMDR può essere utilizzato con buoni risultati in ambito psiconcologico.
La desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari, da cui l’acronimo inglese
EMDR , è un trattamento psicoterapeutico ideato da Francine Shapiro (1989; Shapiro, 1999; Shapiro, 2002). Il lavoro con EMDR si basa sul ricordo che sfrutta il naturale sistema di elaborazione adattiva dell’informazione e si focalizza sul ricordo disturbante per riattivarne e completarne l’elaborazione che è stata precedentemente interrotta (Fernandez e Giovannozzi, 2012). Il tutto avviene in una situazione protetta e al sicuro dal rischio della ritraumatizzazione. Con l’approccio EMDR si rende possibile l’accesso alle reti associative relative al ricordo di eventi traumatici, che attraverso un’operazione di rielaborazione dell’evento stesso ne promuove la conseguente integrazione; infatti il materiale legato all’esperienza traumatica viene assimilato e integrato in uno schema cognitivo ed emotivo più adeguato.
Secondo il modello di elaborazione adattiva dell’informazione (AIP; Shapiro, 2000) alla base dell’EMDR, le risposte biochimiche che vengono elicitate per far fronte all’evento stressante intervengono anche per bloccare le informazioni in arrivo che risultano eccessive. Le informazioni legate al trauma (emozioni, pensieri, sensazioni corporee) rimangono bloccate, frammentate e intrappolate in reti neurali scollegate dal resto, in una sorta di “congelamento” andando a costruire circuiti di memoria disfunzionali che impediscono alle nuove informazioni in arrivo di integrarsi. È questo immagazzinamento disfunzionale a portare ad una riattivazione involontaria di diversi aspetti dell’esperienza traumatica (attraverso incubi, pensieri intrusivi, flashback). Per questo motivo l’EMDR risulta essere un intervento terapeutico molto indicato e ad elevata efficacia per diversi disturbi psichici e quindi anche in ambito psicooncologico.