Agorafobia
Cosa è e come si manifesta
La traduzione letterale vuol dire paura (“fobia“) della piazza del mercato (“agorà“), ma il temine viene applicato per indicare la paura di trovarsi intrappolati in un luogo o in una situazione dai quali sia difficile allontanarsi o in cui ci si senta particolarmente imbarazzati.
La paura primaria dell’agorafobia, cioè dell’attacco di panico, è spesso descritta con le manifestazioni tipiche dell’attacco (paura di svenire e cadere a terra, di avere un infarto, di impazzire, di perdere il controllo della vescica o degli sfinteri o, più genericamente, di perdere il controllo di sé).
Le paure secondarie dipendono dalle credenze della persona sulla natura, le cause e le conseguenze degli attacchi di panico, determinando così una grande variabilità.
L’agorafobia agisce quindi come una condizione di paura degli attacchi di panico, conducendo all’evitamento dei contesti o delle attività che, dalla prospettiva del soggetto, potrebbero scatenare gli attacchi di panico o condurre a conseguenze pericolose, imbarazzanti o spiacevoli in caso di attacco di panico.
Sintomi (da DSM V) ed effetti del disturbo
I sintomi che caratterizzano l’Agorafobia sono sintetizzabili in una forte ansia provata dalla persona quando si trova in situazioni dalle quali gli sembra difficile o imbarazzante allontanarsi e teme di non poter ricevere aiuto se viene colto da un attacco di panico.
Alcuni dei sintomi sono:
- Paura di essere soli
- Paura di avere un attacco di panico
- Fare costantemente affidamento sugli altri per uscire
- Ci si barrica in casa per un lungo periodo di tempo e ci si crea una “zona di sicurezza”
- Paura di non essere capaci di reagire ad una situazione particolare
- Paura di perdere il controllo soprattutto quando ci si trova in mezzo alla gente
- Sensazione di vertigini e capogiri
- Sudorazione
- Tremore
- Dolore toracico
- Nausea
- Sensazione di intorpidimento e formicolio
- Paura di usare mezzi pubblici
- Percezione dell’ambiente come irreale
Il DSM V evidenzia che per porre diagnosi di agorafobia il soggetto deve manifestare questo quadro di ansia in almeno due delle seguenti situazioni:
- Utilizzo di mezzi di trasporto pubblici e non
- Stare in spazi aperti (piazze, parcheggi, ponti, viadotti)
- Stare in spazi chiusi (aspetto claustrofobico: ascensori, cinema, teatri)
- Stare in fila o in mezzo alla folla
- Stare fuori di casa da soli
Quanto è comune il disturbo?
Si calcola che circa un quarto delle persone riporti di aver avuto un attacco di panico nella sua vita e che la prevalenza in un anno possa giungere anche al 5% (di cui la metà sviluppa poi un Disturbo di panico).
L’insorgenza di queste problematiche avviene più tipicamente nella tarda adolescenza o nella prima età adulta (la media si colloca all’incirca attorno ai 22 anni), sono colpite più le donne degli uomini (rapporto circa 2:1) e sono decisamente infrequenti i casi di insorgenza nei bambini e negli anziani.
Quali sono le cause?
Chi soffre di agorafobia nel 90% dei casi non riesce a trovare da solo la spiegazione giusta, perché non prende in considerazione le cause reali, attribuendo erroneamente l’attacco di panico alla situazione nella quale ha avuto esordio e, per effetto del fenomeno di condizionamento, passa da un rapporto di associazione ad uno di causa-effetto, attribuendo cioè la colpa alla situazione. Questa convinzione porta allo sviluppo delle paure situazionali e quindi all’evitamento. Non è necessario però aver avuto un attacco di panico in una certa situazione per evitarla, in quanto basta temere che in quella situazione lo si potrebbe avere.
Diversi meccanismi biologici e psicologici alla base del disturbo sono indicati da un numero crescente di ricerche, alcune delle quali hanno individuato la Teoria dell’Attaccamento di John Bowlby come quadro teorico per l’eziologia dell’agorafobia: si tratterrebbe di un esito dell’ansia da separazione infantile, che si evidenzia nell’adulto.
Quali rischi, complicazioni e ripercussioni nelle relazioni interpersonali?
Le persone che si presentano con entrambi DP e agorafobia ogni giorno vivono nella paura per il prossimo attacco di panico. Molti di questi individui manifestano una qualche forma di evitamento della situazione e nei casi più gravi può anche presentarsi una vera e propria invalidità.
I pazienti con disturbo da attacchi di panico e agorafobia spesso riducono i loro viaggi per cercare di controllare la temuta situazione di avere un attacco di panico in un luogo dal quale non se ne possono andare facilmente.
Quando chiedere aiuto?
È consigliabile intervenire il prima possibile per evitare di consolidare le esperienze di evitamento e cronicizzare il disturbo.
Quale terapia?
La ricerca scientifica e le linee guida dei più autorevoli organi internazionali raccomandano come trattamento d’elezione dell’agorafobia l’EMDR (Goldstein A., 1992; Goldstein A.J., de Beurs E., Chambless D.L. & Wilson K.A., 2000), (Fernandez I. & Faretta E., 2007), (Faretta E., 2013) – che si focalizza sul trattamento dei ricordi disturbanti associati a eventi stressanti o a traumi e degli attacchi di panico – la terapia cognitivo-comportamentale, che si pone come obiettivo quello di modificare i comportamenti e i pensieri negativi che sono alla base del disturbo (National Institute of Clinical Excellence, NICE), la terapia cognitiva (Clark D.M., 1991; Mattick R.P., Andrews G., Hadze-Pavlovic D., Christensen H., 1990).
Se i sintomi sono particolarmente invalidanti, il clinico può consigliare anche una terapia farmacologica, per regolare l’ansia e ridurre gli eventuali attacchi di panico. Questo consente al paziente di affrontare con maggior fiducia la terapia e la vita quotidiana.
In linea generale, la costruzione del piano terapeutico e l’intervento su questo tipo di disturbo avviene, secondo l’approccio PIIEC, integrando metodi psicoterapeutici e tecniche tra loro compatibili ed evidence based, ottenendo così migliori risultati in termini di efficacia. Durante il percorso terapeutico, il soggetto viene guidato nella gestione dell’ansia e nell’insegnamento di pratiche che rafforzano il pensiero positivo per interrompere il circolo vizioso evitamento-consolidamento, anche attraverso tecniche di esposizione.
Come prevenirla?
Ben il 30% degli agorafobici sviluppa più di una paura situazionale entro una settimana dal primo attacco di panico. È importante che chi soffre di agorafobia capisca cosa siano il “‘condizionamento” e la “generalizzazione”, perché per guarire è necessario rompere il legame tra attacchi di panico e le situazioni evitate, associazione causata da questi due processi.
Alcune attenzioni a se stessi e tecniche di rilassamento giocano un ruolo importante nell’alleviare i sintomi dell’ansia.
Ad esempio:
- Seguire una dieta appropriata: ridurre (gradualmente) il consumo di caffeina, zucchero e, in generale, migliorare le abitudini alimentari
- Sviluppare una consapevolezza corporea: riuscire a cogliere, interpretare e gestire le modifiche fisiologiche dell’organismo
- Fare esercizio fisico: un moderato esercizio può aiutare ad alleviare lo stress. Chi soffre d’ansia dovrebbe notare che le palpitazioni di cuore durante l’esercizio fisico possono scatenare un attacco di panico quindi, probabilmente, è meglio sviluppare gradualmente un esercizio di routine
- Ridere
- Adottare tecniche di respirazione
- Dormire di un sonno appropriato
- Adottare tecniche di rilassamento: uno stato di rilassamento può essere raggiunto con l’aiuto di registrazioni di auto-ipnosi, training autogeno, yoga, meditazione. Ci sono molti libri specializzati nella gestione dello stress.
- Adottare tecniche di gestione dello stress: questo può comportare cambiamenti nello stile di vita e nella gestione del tempo.