Il Cielo: la musica dello sguardo
Il 27 novembre 2015 a Milano presso Wooden, in via Broggi, 13, è stata inaugurata la mostra fotografica intitolata “Il Cielo: la musica dello sguardo” realizzata con fotografie di alto livello e molto suggestive di Giorgio Guglielmi.
La mostra, che proseguirà fino a giovedì 3 dicembre, è stata aperta dalla presentazione del Dott. Gianluca Caldana che riportiamo di seguito.
Il Cielo
La musica dello sguardo
Foto di Giorgio Guglielmi
Può darsi che abbiate udito la musica dell’uomo, ma non la musica della terra. Può darsi che abbiate udito la musica della terra, ma non la musica del cielo.
(Chuang Tzu)
Grande è la sublimità del Cielo, il Creativo che dà inizio a tutte le cose. Grazie a lui si muovono le nuvole, cade la pioggia, e tutti gli esseri fluiscono verso la loro forma particolare. Chiaro e luminoso dall’inizio alla fine, ciascuno dei sei stadi lo completa a tempo debito, come salendo su sei draghi che volano nel cielo.
Cosi sentenzia l’I Ching, l’antico oracolo taoista, per riuscire a creare, il Cielo, ha però bisogno dell’elemento ricettivo, la terra, o meglio, di chi la rappresenta. Nel caso specifico di questa mostra, si è fatto ambasciatore Giorgio Guglielmi, il cui terzo occhio ha rinviato al cielo i lampi di luce, ricevuti, sviluppandoli , in senso letterale, in un serrato dialogo visivo. Un’intesa che partendo da Milano si è irradiata ai quattro punti cardinali. Discorso multicentrico dove soggetto e oggetto si scambiano i ruoli secondo l’assunto di base che la creazione artistica (ma anche l’osservazione scientifica) mai è riproduzione oggettiva del reale bensì reale produzione del soggetto, Condivisione intermodale in cui il filo conduttore è l’emozione declinata nelle intricate trame dell’ombra e della luce. Il cielo diventa gli occhi del fotografo che lo guardano. Occhi sgranati usati come ascensore da tutti gli altri sensi per catturare quanto si riesce di quell’infinito che sempre incessantemente si trasforma e del quale ogni istante contiene il mistero dell’eternità. Occhi che non si sa più a chi appartengono se al cielo al fotografo. Occhi che fanno musica insieme, approfittando della molteplicità di piani e prospettive offerte da quel pentagramma celeste. Per cogliere le note più ispirate da quell’oceano di vibrazioni e riproporle come fossero, blues, folk ballad, dark metal, tropical sound. Musica dei sentimenti, perché come affermava Salvador Dalì, il cielo è nel cuore, e trovando il coraggio di alzare gli occhi per identificare il significato della forma di una nuvola scorgeremo sempre un significato in più su chi siamo. Il viaggio fotografico di Giorgio Guglielmi ci fa ricordare, infine, che, un tempo antico, quando non esistevano tecnologie, strumenti e tantomeno GPS, i nostri antenati,sapevano che il cielo era pieno di guide: il sole, le stelle, la luna, le comete, le nuvole, la pioggia. Elementi che ancora ci possono venire in aiuto nella loro valenza simbolica quando ci sentiamo smarriti e abbiamo perduto la direzione nella vita. Perché il cielo è parte di noi, si muove con noi e noi siamo parte del suo mistero. Della sua infinita bellezza.
Gianluca Caldana