Psicosomatica e immaginario
Premessa. Un disagio, un dolore, una difficoltà personale, possono provocare sofferenza ad una persona che, se non riesce a porvi rimedio con i propri mezzi, in genere si rivolge ad un “tecnico” ritenuto competente chiedendo il suo aiuto. L’incontro tra la “richiesta” del soggetto e la “risposta” del tecnico interpellato, costituisce l’inizio della costruzione di una “cornice”, al cui interno, si andrà gradatamente dipanando la trama costituita dal lavoro terapeutico.
Si tratta pertanto, di una cornice “relazionale” che si struttura in funzione delle variabili costituite dalla personalità e dalla patologia del soggetto richiedente, dalla professionalità e dalla personalità del tecnico interpellato, dalle modalità tecniche utilizzate, dal contesto in cui la relazione con finalità terapeutica (“relazione d’aiuto”) si realizza. Questa situazione che si verifica in ogni situazione di tipo curativo, si attiva anche in ambito psicosomatico, in particolare nelle modalità di approccio terapeutico e, pertanto, di tipo relazionale.
Psicosomatica e immaginario. Il disturbo psicosomatico
Nella diversa gradualità delle sue manifestazioni che possono andare dall’alterazione funzionale sino alla lesionalità organica, presuppone un’integrazione di eventi e fattori collegati sia alla personalità e alla storia del paziente interessato, sia al contesto ambientale (biologico, psicologico e sociale) in cui tale paziente è vissuto e vive, sia al simbolismo dell’organo interessato. Dall’interazione tra questi diversi aspetti può emergere una patologia a livello “somatico” che il soggetto sofferente porta al terapeuta perché intervenga a livello curativo.
Ma è proprio in questo momento che il sintomo psicosomatico evidenzia tutta la sua “ambiguità” mettendo spesso in crisi il terapeuta costretto a muoversi contemporaneamente a livello di un codice biologico, proprio della oggettività del sintomo, e di un codice simbolico caratteristico della soggettività del vissuto individuale.
Apparentemente il sintomo psicosomatico sembra muto in quanto ad espressività di senso e opaco nei confronti dell’indagine tendente a evidenziarne i possibili significati.
Il problema terapeutico sarà allora quello della ricerca dei mezzi per riuscire a dare la parola al sintomo con la finalità di renderlo meno opaco alla comprensione. Quale potrebbe essere in questa situazione uno strumento adatto a tale finalità? Noi, sempre secondo una prospettiva integrativa abbiamo optato per quello che viene comunemente indicato (seppure con non poche diatribe di tipo culturale) immaginario.